LA DIGNITA’ DELL’INSALATA (o, smettiamola di fare insalate che fanno schifo)

Quante volte, da vegani, vi sarete sentiti dire “ma cosa mangiate voi? Insalata?”, oppure vi sarete imbattuti nella famosa “insalatona” che già dal nome preannuncia una terrina di pura ignoranza.

L’insalata è una categoria gastronomica bistrattata che meriterebbe di essere valorizzata e tutti noi dovremmo avere il diritto di poter soddisfare la nostra voglia di leggerezza, spensieratezza, senza tralasciare il gusto.

Ecco che con questo articolo vorrei iniziarvi ad un nuovo approccio: ormai avrete capito che per cucinare bene non mi basta “fare” ma devo prima “pensare” al perché degli abbinamenti e alla destinazione che il mio piatto avrà.

L’ ”insalatona”, per questa ragione, non ha motivo di esistere e la spiegazione è semplice: è un’accozzaglia di ingredienti, che spesso non hanno chiesto di essere messi assieme, ma che servono per, come dire, “impreziosire” delle banali foglie poco saporite. Altrimenti il ristoratore non avrebbe motivo di farsi pagare un prezzo utile ad avere un ricavo…

Per dare qualità, ci vuole conoscenza, curiosità e fantasia: uscire dal solito schema di insalata = foglie+carote+pomodoro, già costituisce un grande passo avanti!

Avete mai provato a scottare del cavolo riccio, usare i germogli, oppure abbinare ingredienti crudi ad ingredienti appena abbrustoliti? E scoprire le caratteristiche reologiche dei diversi semi oleosi? Per non parlare dell’infinità di oli che potete accostare ai diversi abbinamenti!

Un filone interessante per ricettare le insalate è quello di pensare ad abbinamenti che possano richiamare l’idea di un’area geografica. Arricchite il piatto tentando di renderlo un pasto sostanzioso, con la presenza o di proteine o di amidi, e quando siete proprio bravi, cercate il bilanciamento dei macro nutrienti.

Il mio vuole essere il manifesto per una nuova concezione delle insalate, che devono poter occupare il loro posto nel menù con dignità e orgoglio!

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