“De sorbette, ò d’acque agghiacciate” – Granite e gelati: stile italiano!
E’ ormai caldo, estate piena, e in un pomeriggio di luglio non può mancare un bel sorbetto, un gelato fresco oppure un ghiacciolo! Ma per una cena, fresca, magari crudista, perchè non spingerci oltre, e preparare una freschissima torta raw?
Se oggi gustare un buon gelato o una deliziosa granita, ci sembrano gesti più che scontati, non è sempre stato così.
Infatti, addentradoci brevemente nella storia di questi dolci freddi, scopriremo che vantano una tradizione tutta italiana. Nel 1600, l’elaborazione di sistemi per raffreddare e ghiacciare le bevande era infatti un primato esclusivamente italiano: l’abitudine di “bere fresco” (mescolare neve o ghiaccio delle ghiacciaie con acqua, vino o qualsiasi altra bevanda) si era diffusa in Italia già nella seconda metà del Cinquecento.
Il sorbetto (e il gelato) prende vita da questi esperimenti e un secolo più tardi lo si vende in botteghe specializzate a Venezia e a Napoli, raggiungendo elevati livelli di raffinatezza. Un primo trattato italiano sul tema fu redatto da Antonio Latini, servitore della corte napoletana nel 1659: il “trattato di varie sorti di sorbette, ò d’acque agghiacciate” spiega per “persone poco intendenti” come mescolare zucchero, sale, neve e succhi di frutta varia, ma anche cioccolata, caffè e aromi.
Per la prima volta si sente parlare di “sorbetta di latte, che prima sia stato cotto”, ovvero il nostro gelato, del quale si decantano le virtù medicamentose.
Ma io, di latte non ne uso, come non impiego zucchero (saccarosio, nè di canna, nè di barbabietola): solo frutta fresca, sciroppi naturali e semi oleosi, per realizzare i miei dolci freddi estivi!
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